REALISMO MAGICO A PALAZZO REALE

Milano – I bambini che giocano con un modellino d’auto presente sullo sfondo. Questo (il quadro di Cagnaccio di San Pietro è del 1925) è uno dei legami con la realtà della mostra sul Realismo Magico a Milano. Le novità interpretative della pittura di inizio Novecento sono in scena a Palazzo Reale in Milano: dopo aver visitato Sironi nell’adiacente Museo del Novecento (in mostra fino al 27 marzo 2022), mi ha incuriosito il “Realismo Magico” – segmento dell’arte italiana nel periodo tra le due guerre – una rassegna davvero da non perdere, che è stata allestita fino al 27 febbraio 2022 (a cura di Gabriella Belli e Valerio Terraroli).     

Achille Funi: ritratto di Umberto Notari.

L’arte del Quattrocento – In Italia la sua elaborazione è dovuta allo scrittore Massimo Bontempelli e i suoi principali esponenti sono stati Antonio Donghi, Felice Casorati e Cagnaccio di San Pietro. Il modello è l’arte del Quattrocento caratterizzato dall’ordine razionale dello spazio. Si respira una nuova atmosfera, si cercano gli azzurri del cielo terso, limpido, che fanno da sfondo alla quotidianità, fecondata e arricchita dal mondo immaginario. L’artista ritrae la vita entro le mura domestiche, i dettagli e oggetti di vita sono minuziosamente dipinti, colori intensi, richiami del vivere. La vita normale rivive come un miracolo, dopo l’orrore della Grande Guerra di chi ha vissuto la distruzione e l’irrazionale nella storia dell’umanità.

 

Cagnaccio di San Pietro: gioco di colori (1940-41).

Fulgidi colori per un reale quotidiano – Gli oggetti di uso comune rubano la scena: lo spettatore rimane colpito dai fulgidi colori e viene calato nel reale quotidiano (realismo) che porta in sé qualcosa di metafisico (magico). Il ritorno all’ordine, alla semplicità e armonia con un disegno pulito, composto, in una dimensione fortemente umana ma enigmatica, si staglia con leggera vivacità creando un senso di sospensione, come per fermare un momento di vita normale nella fragilità dell’esistenza.

Immaginazione e fantasia, donne ritratte nel loro autentico rigore e scorci di eros a simboleggiare provocatoriamente la corruzione dei costumi (il dipinto “Dopo
l’orgia” di Cagnaccio San Pietro venne rifiutato dalla Biennale veneziana, ove siedeva in commissione Margherita Sarfatti: un evidente segno di quei tempi). La mostra finisce ma si vorrebbe davvero nuovamente reimmergersi in quelle opere che sembrano finestre aperte sul metafisico: sembra di essere al volante verso un mondo fatto di sorprendenti figure sempre diverse, eppure così comuni e reali! Una mostra sicuramente di grande ispirazione che ha lasciato il segno non solo nei confronti di chi scrive ma anche in molti altri visitatori, a giudicare dai commenti all’uscita dalla rassegna.  

Cesare Caracciolo

  

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