AUTO STORICHE-L’ASI FA I CONTI IN TASCA A RENZI

Siamo in grado di pubblicare – e lo facciamo volentieri – le note con cui l’Asi contesta al Governo Renzi l’utilità, soprattutto dal punto di vista economico, del provvedimento inserito nella Legge di stabilità con cui si vuole innalzare da 20 a 30 anni l’età minima per considerare le auto storiche e anche le moto storiche.

“Il provvedimento legislativo – si legge nella nota dell’Asi – contenuto nella Legge di stabilità 2015, all’art. 44 comma 28, con cui si abrogano i commi 2 e 3 dell’art. 63 Legge 342/2000 determina le seguenti considerazioni:

1. Il parco veicolare rappresentato dai veicoli di particolare interesse storico esentato dal pagamento della tassa di proprietà o obbligato al pagamento ridotto, nei 13 anni dall’entrata in vigore del provvedimento di esonero è costituito, al 31 dicembre 2013, da 501.000 veicoli e non già da altre entità.

2. Di questi veicoli di cui al punto 1, un 15% è stato demolito poiché non meritevole di conservazione ed un altro 10% esentato poiché nel frattempo ha raggiunto i 30 anni e come tale meritevole del beneficio anche se non storico.

3. Ne consegue che i veicoli esentati, in seguito a provvedimento Asi,  al 31 dicembre 2013 risultano essere circa 375.000 (501.000 -25% = 375.000).

4. L’importo corrispondente alle tasse non percepite dall’erario, per tale esenzione o riduzione, è pari a circa € 56.250.000 (375.000 x 150,00). Il tributo medio non percepito è stato ritenuto equo calcolarlo in € 150,00 annui poiché la potenza media dei veicoli esentati non supera i 60 CV.

Ma se tale provvedimento abrogativo dovesse divenire definitivo, l’erario non percepirebbe tale somma, poiché pochi dei 375.000 veicoli beneficianti di tale esenzione-riduzione, resterebbe in vita  o in circolazione in Italia, con conseguente forte riduzione del gettito fiscale previsto.

Possiamo, con serenità, sostenere che neanche 50.000 veicoli veicoli di interesse storico collezionistico pagherebbero le tasse ordinarie cui sarebbero tenuti per il provvedimento abrogativo.

E ciò determinerebbe un’entrata presumibile per lo Stato di circa € 7.500.000.

A questo punto verrebbe da dire: “Tanto rumore per nulla”.

Senonchè bisogna prendere ora in considerazione i risvolti che tale provvedimento determinerebbe sul piano economico generale per il settore legato ai veicoli storici. E cioè:

1A. In particolare, la perdita di circa 300/325.000 veicoli d’interesse storico-collezionistico significherebbe un mancato esborso per le spese di manutenzione di detti veicoli, che, applicando i coefficienti utilizzati dallo Stato in materia fiscale, darebbe un risultato di € 4.875.000.000 (325.000 veicoli per un costo annuale di manutenzione medio unitario di € 15.000 come previsto dallo Stato). Se invece vogliamo essere più realisti, valutiamo il costo di manutenzione annuale medio in € 2.000, arrivando così ad un importo complessivo da mancata attività economica pari a € 650.000.000.

Tale perdita colpirebbe piccoli riparatori, carrozzieri, distributori di benzina, ricambisti, settori già particolarmente colpiti per la diminuzione di lavoro.

2A. A questa perdita si aggiungerebbe quella turistica pari a circa € 12.500.000 annui che nasce da una media di 2.500 raduni per un costo unitario medio di € 5.000.

3A. Ed è chiaro che a queste perdite si aggiungono quelle della perdita di posti di lavoro nella Segreteria Asi e nei Club federati che sono 270.

4A. Nel settore dei veicoli storici sono applicate tariffe assicurative agevolate, stante al kilometraggio ridotto e il poco rilevante rischio, legato all’uso attento del veicolo. L’applicazione delle tariffe piene ai veicoli ultraventennali, determinerebbe l’antieconomicità di tali contratti e pertanto anche la demolizione dei veicoli stessi oppure l’incremento del numero dei veicoli non assicurati.

5A. In molti altri casi il nostro Governo ha assunto decisioni populistiche contro auto sportive, di lusso, di grande cilindrata o altri beni, quali barche o aeromobili, con il solo risultato di ridurre l’attività economica del privato, senza incrementare le entrate per l’erario.

Sembra ancora una volta che gli errori del passato, in Italia, non insegnino nulla per il presente o per il futuro.

Mai come oggi, ogni giorno sentiamo parlare di calo dell’economia, dell’occupazione e della necessità di introdurre provvedimenti per ovviare a tali negatività, in concreto poi i provvedimenti adottati vanno contro corrente e determinano ulteriori danni.

Non si può poi dimenticare che il veicolo storico è stato beneficiato dal legislatore perché il pregio culturale superava la perdita per l’erario e tale particolare, giusta considerazione, ha favorito la sua crescita numerica e la sua crescita patrimoniale che ora di punto in bianco viene annullata  senza contropartita. Con un’ulteriore perdita non facilmente valutabile, ma certo non lontana da oltre 1,5 miliardi di Euro.

Avevamo una Federazione apprezzata nel mondo e all’improvviso, sostanzialmente viene azzerata per pochi ipotetici milioni di Euro, contro una perdita miliardaria”.

www.asifed.it

 

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