LAVEZZI, CALA LAZZARINA & SEMILLANTE CON UN RIVA

IMG_4333Cristiano Soro

Prima parte

Viaggio in arcipelago

Ragazzi è dura,  lo so, ne sono consapevole, le vacanze iniziano con la speranza che il loro tempo si dilati, invece inesorabile arriva il giorno del rientro, drammatico, vero?

Lo so non è dura… è peggio… riporre nelle scarpiere le infradito e indossare calze, scarpe… provo quasi orrore misto a grande tristezza…

Mah, un momento, cosa avete capito… mica parlo delle mie vacanze, io mi riferisco  alle vostre… io sono al mare e non ci penso proprio a rimettere i piedi a Milano… tantomeno con le scarpe.

Quindi rassegnatevi, e consolatevi, io da qui vi penso tanto.

Ma veniamo a noi, l ‘ argomento odierno non saranno le auto, anche perché qui… sia che mi giri a destra o a sinistra  di auto neanche l’ombra.

Per cui ho ottenuto il permesso, ho in mano il lasciapassare, un vero e proprio salvacondotto per intenderci.

Ho strappato al grande Gab  (Gabriele Mutti per i novizi si questo blog) la possibilità di potervi mostrare un altro lato delle mie passioni.

A dire il vero non è stato poi cosi difficile,  gli ho promesso  che quei posti magici al confine tra leggenda e realtà presto si mostreranno anche ai suoi occhi.

Bene, partiamo!

Signore e Signori, Ladies and Gentleman welcome into my world.

Liberatevi da qualsiasi forma di stress, pesantezza.

Staremo in compagnia e tra risate e chiacchiere estive, pranzeremo insieme a bordo, visiteremo dei posti che non conoscete… e se per puro caso li avete già visitati, chi si azzarda a dirlo, sarà cibo per pesci… quindi impostate da subito la faccia in assetto “stupore” perché vi voglio belli carichi, anzi no,  belli rilassati, insomma fate un po voi basta che non rompiate i cabasisi (come direbbe Salvo Montalbano).

La meta di oggi sarà un isola, purtroppo francese, talmente bella che varrebbe la pena dichiarare guerra alla Francia per  entrarne in possesso.

Lo faremo con un cabinato, una barca con una storia,  un motoscafo cabinato nel più elegante e sportivo “Italian Style” che negli Anni 80 fece scalpore e tutt’oggi regge il confronto con la concorrenza sia in fatto di contenuti tecnologici che di design e purezza delle linee.

Il suo nome è Riva, il modello è il 2000.

Il suo progettista è l’ing. Renato Sonny Levi.

La nostra meta sarà Cala Lazarina incastonata nella splendida Isola di Lavezzi.

Leggenda e tragedia si fonderanno invece in un unico nome: “Semillante”.

Per tutti quelli a bordo preparatevi e aprite bene gli occhi perché vedrete cose che lasceranno il segno, per tutti quelli rimasti a terra… beh, a voi toccherà il prossimo giro.

Ma non per questo vi è concessa distrazione… “prendere o lasciare”! Signori, prestate attenzione, spegnete il cellulare e riponete il giornale… scegliete la più calda delle  voci narranti e… partiamo, oggi siete miei.

Vi abbiamo abituato a dosi crescenti alle nostre storie al nostro linguaggio anche ai nostri modi o perlomeno questo era ed è il nostro intento, non di farvi diventare degli esperti, ma di farvi conoscere delle belle cose,  dei fatti dei posti e degli uomini per cui valga la pena soffermarsi a leggere, lasciando poi a voi la facoltà di approfondire.

Noi siamo qui per indicarvi le strade piu belle,  quelle costiere, mentre i sentieri, quelli che portano alle cale inesplorate, beh quelli dovete scoprirli voi.

Partiremo dal porto di Lungoni… (Santa Teresa di Gallura ) per fare rotta nord-nord Ovest in direzione dell’arcipelago Corso… cambieremo bandiera e nazione ma il mare rimarrà lo stesso, non ci vorrà tanto… con un motoscafo del genere a “mezza manetta” ci vorranno giusto 20 minuti andando adagio.

Ma prima tappa obbligata il rifornitore nel punto più a nord di questo fiordo naturale che dà vita a questo incantevole porto del Nord Sardegna… siamo in Alta gallura ragazzi… nel bel mezzo delle Bocche di Bonifacio. Qui l’aria si mescola alla salsedine ed ha un sapore… un sapore quasi con un retrogusto di confine.

Ok avviamo i motori,  mammamia che sound,  un totale di 24 cilindri prendono corpo con un ruggito imbarazzante,  il tutto distribuito su tre motori, molliamo ormeggi, divincoliamoci tra le cime (qualcuna mezza in acqua)  dobbiamo evitare di tranciarle e che si annodino nelle nostre eliche, evitiamo poppe e prue dei nostri vicini di ormeggio…. e all’interno del porto  al massimo si va a 4 nodi di velocità e ci avviciniamo  lentamente alle pompe di benzina.

Il Riva 2000 ha una bella carena, la cosiddetta opera morta era stata progettata dal grande Sonny Levi per ottenere massime performance con il minor sforzo e grande riduzioni di consumi, a parità di motori e di lunghezza di scafo e di peso si aveva una riduzione dei consumi che andava dal 25 al 35%, con una soluzione a poppa “incavata” che garantiva ottima manovrabilità in retro.

Brevettando lui stesso un tipo di carena che prese il suo nome combinato con  una particolare soluzione di eliche di “superficie” denominato “Step Drive”.

Apettiamo il nostro turno e appoggiamoci di dritta al molo per il rifornimento.

Riva_2000

Il Riva 2000 in navigazione.

Questo 11,30 metri con i suoi tre motori da 350 cavalli l’uno si sta abbeverando…  Un momento: “Prendete quello che sta svenendo fuori bordo per favore, e tranquilli non si fa alla romana per il pieno!”. OK, pericolo scampato!

Meglio che la riserva di carburante non senta nostalgia di benzina… rimanere a secco in mezzo al mare… non è neppure da prendere in considerazione soprattutto se si parla del mare delle Bocche di Bonifacio dove la mattina ti svegli che è piatto come una tavola e come d’incanto nel pomeriggio si solleva mostrando tutta la sua forza.

OK, pieno fatto… questa bella vecchietta galleggiante dice ancora la sua su questi mari, la sua linea filante e aggressiva fa ancora girar la testa… e questo totale di 24 cilindri scalpitanti… che emettono un suono  imbarazzante.

Usciamo dal porto il prima possibile… voglio far andare queste tre  manette.

In un attimo ci catapultiamo a 40 nodi e la colonna d’acqua che solleviamo da poppa è impressionante.

La tenuta di mare è eccellente, merito della grande carena,  e quasi non basta il tempo per descrivere le coste intorno a noi, che l ‘arcipelago ci viene incontro a velocità sostenuta, e siamo già li.

Lavezzi è dritta di prua,  alla nostra sinistra il monumento sulle rocce a  testimoniare la tragedia della nave Semillante, un po’ a ricordare che con queste acque e queste secche c’è poco da scherzare…

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Il naufragio della Semillante in un dipinto dell’epoca.

Il 15 febbraio del 1855 La Fregata di prima Classe Semillante e il suo equipaggio conobbero in pieno la furia di queste acque, non potendo raccontarlo a nessuno. Diretti dalla Francia in Crimea, la loro rotta fu interrotta su questo tratto di costa… degli oltre 700 membri dell’equipaggio non si salvò nessuno, e i loro resti riposano nei due cimiteri a nord e a est di Cala Lazarina, lambendo questa incantevole spiaggia di  rara bellezza. Il comandante era Gabriel Auguste Jugan, Tenenti di Vascello Jean Joseph Marie Bernard e Jean Laurent Denans, medici di bordo Jean-Marie-Theophile Le Bos e Berton, cappellano di bordo Joseph Carrires. La vicenda ha generato il racconto L’agonie de la Sémillante contenuto in Lettres de mon moulin di Alphonse Daudet… (nella foto accanto al titolo la baia con uno dei due cimiteri che ospitano le vittime di quel naufragio).

Torniamo a noi. Tiriamo su le manette, voglio entrare in questo paradiso facendo il minor rumore possibile… voglio calare l’ancora non troppo lontano dalla spiaggia, ma neanche stare troppo a ridosso… Quello che ci circonda è un insieme di rocce  plasmate da vento e mare che assumono forme fantastiche, tanto belle che sembrano finte, e tutto intorno a noi il più smeraldo e cristallino dei mari… sarà dura andar via da qui… I nostri occhi cominciano ad aver fame di ciò che vedono!

Prepariamoci all’ormeggio…

Continua…

https://it.wikipedia.org/wiki/Isole_di_Lavezzi/

 

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