IL 13 AGOSTO 1902 NASCEVA FELIX WANKEL

gabrieledi Gabriele Mutti

Il 13 agosto 1902 nasceva Felix Wankel. Diciamo subito che questo genere di storie segue un copione ben definito: l’eroe realizza il sogno di una vita andando contro tutto e tutti. Felix Heinrich Wankel, il creatore del motore che porta il suo nome, ha sempre sostenuto che l’idea gli venne dormendo: da ragazzo aveva sognato di andare a un concerto su un veicolo fatto a mano da lui, e dotato di un motore ‘metà a turbina e metà con moto alternativo’. Alcuni decenni più tardi, e nonostante molte difficoltà iniziali, la sua invenzione divenne l’unico motore a combustione interna progettato nel ventesimo secolo ad entrare in produzione su larga scala.

Se l’aneddoto sul suo sogno sembra inventato, le difficoltà iniziali furono reali. Nato nel 1902 nella cittadina tedesca di Lahr, Wankel rimase senza padre in seguito alla prima guerra mondiale, senza soldi per le difficoltà economiche della Germania e della sua famiglia in seguito alle dure condizioni di pace post-bellica, e amareggiato da quella che lui giudicava una vera ingiustizia.

Col senno di poi, si può anche pensare che abbia avuto delle difficoltà di apprendimento, lottando invano con la matematica e la fisica, così importanti per le sue aspirazioni come progettista. Wankel non imparò mai a guidare, ed era così impacciato socialmente ed emotivamente al punto tale che si ipotizzò anche che soffrisse di disturbi della personalità. In mezzo a così tante difficoltà, Wankel non frequentò l’università o delle scuole tecniche; infatti lasciò abbastanza presto la scuola media, e iniziò ad armeggiare in un capannone: Fu l’inizio della sua carriera, mentre si manteneva con dei lavori saltuari.

Amareggiato com’era per quella che era stata la fase iniziale della sua gioventù, Wankel cominciò a frequentare ambienti estremisti, iscrivendosi a quel partito nazista che era gli inizi. Collaborò attivamente a livello locale prima di rassegnare una sorta di dimissioni nel 1933, dopo aver trascorso sei mesi in prigione per delle divergenze con la direzione del partito.

Comunque Wankel aveva mantenuto dei contatti che poi si rivelarono preziosi. Trovò un lavoro nella progettazione per l’industria bellica e alla fine degli Anni 30 poteva disporre di un laboratorio di ricerca finanziato dal governo. I nazisti, ossessionati dalle armi, erano affascinati dai suoi progetti, in particolare dal suo aliscafo tipo torpediniera, mosso dal suo motore rotativo sperimentale, per il quale ottenne un brevetto nel 1929. Un altro brevetto lo depositò nel 1936, quando si stava occupando dello sviluppo di compressori volumetrici rotativi per la Luftwaffe. La sua esperienza nei motori a combustione interna era tale che durante la guerra venne incaricato dai nazisti di migliorare i motori dei loro aerei. I suoi progetti però non sfociarono in nulla di concreto, e nel 1945 l’esercito alleato sequestrò il laboratorio. Wankel comunque non si arrese e all’inizio degli Anni 50 persuase la NSU a finanziare le sue ricerche sul motore rotativo. I primi prototipi funzionanti videro la luce nel 1957, e nel 1963 la NSU presentò il suo primo modello di serie con motore rotativo. Da quel momento, ovviamente, le caratteristiche di semplicità, leggerezza e alto rendimento del motore rotativo Wankel richiamarono l’attenzione di costruttori dei tutto il mondo, insieme alle richieste di produzione su licenza. Anche la Mazda dimostrò particolare interesse per questo motore nella produzione (due milioni di motori prodotti) e anche nelle corse: nel 1991, la Casa giapponese vinse la 24 Ore di Le Mans con la sport prototipo 787B spinta da un propulsore quadrirotore da 700 CV. Alla fine della stagione la Federazione Internazionale dell’Automobile vietò l’utilizzo di questo tipo di motore per queste competizioni. Purtroppo Wankel non potè assistere a quel trionfo: si era spento nel 1988, da uomo ricco e rispettato.

Le prime vetture che adottarono questo tipo di motore furono le NSU: prima una piccola Spider e poi la Ro 80. Tra il 1963 e il 1970, la Mercedes-Benz realizzò una decina di prototipi, tra cui le famose C111 a tre e quattro rotori (realizzate tra il 1969 e il 1970) e una 350 SL Quadrirotore che fu utilizzata quotidianamente da Wankel stesso. Alla Mercedes si affiancarono la General Motors, con dei prototipi Chevrolet, e la American Motors, che realizzò una versione rotativa della sua Pacer. I principali problemi di questi motori riguardavano la durata delle guarnizioni di tenuta del rotore, che lavorano in condizioni di pressione e temperatura elevata e la loro scarsa lubrificazione. Grazie allo sviluppo della tecnologia dei materiali, la durata di questi propulsori fu notevolmente aumentata, consentendo una produzione su larga scala. La Mazda per oltre trent’anni portò avanti lo studio e lo sviluppo di motori rotativi ad alte prestazioni, e fino al 2012 montò sulla sua RX-8 un birotore denominato “Renesis” (fusione delle iniziali di Rotary Engine e della parola Genesis) con cilindrata complessiva di 1308 cm³, in grado di sviluppare una potenza di 231 CV a 8500 giri/min ed una coppia massima di 211 Nm a 5.500 giri/min. Fu l’ultima evoluzione del motore di derivazione Wankel: norme sempre più restrittive in tema di inquinamento ambientale arrestarono la produzione di questo motore nel 2012, anche se la Mazda sta lavorando a un suo rilancio in versione ibrida. Quanto a Felix Wankel, ormai era entrato nella storia.

 

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