CITROEN MEHARI, LA VIE EN ROSE

Cristiano Sorodi Cristiano Soro

Era già accaduto e con me è facile che si ripetesse. Dopo il segnale acustico lasciate un messaggio, bip… “Ciao fannullone sei al lavoro o sei sempre al mare? Chiamami appena senti il messaggio”… ovviamente dopo una nuotata nel mio stupendo mare sardo Gabriele Mutti ha la precedenza assoluta… Dopo un paio d’ore a rosolarmi al sole a guardare le bellezze che mi circondano.

L’oggetto della telefonata era per un pezzo estivo.

Estate per me è il paradiso in cui sono nato,  un posto dove il tempo si è fermato, dove incanto e meraviglia si fondono in due parole dallo stesso significato… Capo Testa.

E in questa spiaggia, tra mare verde smeraldo, gerani e menta… va da sé che come in  una cartolina… Una Citroen Mehari ci stia a pennello.

La Citroen Mehari color arancio di mia madre era perfettamente a suo agio in questo spettacolo… negli Anni 70 i colori della natura dettavano legge… avete mai visto gerani color grigio metallizzato? O foglie di menta color nordic green pearl?

Così come l’abbigliamento del mare per lei era un bikini color arancio, per la città maglietta bianca e minigonna scozzese… e l’auto andava guidata scalza o al massimo con dei sandali.

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Da un depliant dell’epoca, le varie configurazioni in cui era possibile utilizzare la Citroen Mehari.

Tutto era piu semplice… anche la Mehari di mamma era semplice da gestire, nel senso che durante il tragitto da Sassari a Capo Testa si “smontava”,  ed era semplicissimo riassemblarla… Bastava mio padre che con un cacciavite riavvitasse le viti che se andavano a spasso per la carrozzeria in plastica… Viaggiando senza cinture… non esistevano airbag, non c’era neanche il servosterzo, e l’ ABS? Ma a che cosa serviva?

Niente condizionatore, né vetri elettrici, regolazione lombare dei sedili e fari allo xenon…

Dite la verità… vi sentite un po’ in colpa? Mi rivolgo proprio a voi, inguaribili 25enni apparenti, che all’anagrafe siete prossimi ai 50… ma colpiti dalla  sindrome di R4… Su, non fate i timidi,  se vi sto facendo sentire “datati”, ditelo!

La Citroen Mehari era frutto di quei geni della Citroen, che da sempre al centro stile vivevano in una dimensione tutta loro secondo quando si trattava di creare nuovi modelli… erano un po’ i Pink Floyd dell’automotive di allora…

Eppure ragazzi questi francesi erano avanti… furono i precursosi della piattaforma comune… con lo stesso chassis assemblavano la Dyane 6, la 2CV e la Mehari oltre a quell’inguardabile – per me – Ami 6 che poi divenne Ami 8.

Tutte auto con grande personalità… Magari la Dyane un po’ meno… eppure chi comprava le Citroen non comprava solo un bel vestito con 4 ruote intorno, ma sposava una filosofia… un modo di essere… i francesi a quei tempi riuscivano anche ad essere simpatici.

Citroen in quegli anni significava… futuro,  sperimentazione unita all’arte, ecco, le Citroen erano opere d’arte su quattro ruote, a volte anche tre se si guardano gli spot della Ds… l’auto che poteva andare anche con tre ruote,  grazie al suo rivoluzionario sistema idraulico di sospensioni, ma della “Dea” parleremo un’altra volta, quella meraviglia su 4 ruote chiamata DS,  ID, squalo, ferro da stiro, o come vi pare, merita un articolo scritto con rigore e non di getto, quel progetto fu una svolta nel mondo dell auto… fu l’auto piu bella di mio padre… Sono poche le auto esposte nei musei come esempio di design… Per cui  ne riparleremo con il dovuto rispetto (tra l’altro non so se lo sapete, ma salvò anche il Presidente De Gaulle da un attentato dell’OAS, per cui lui rimase sempre fedelissimo a quella vettura).

Ma torniamo a noi… Mehari era ancora una volta una via di mezzo tra una jeep e un buggy… in Citroen ebbero l’illuminazione di mettere in produzione un oggetto economico, semplice e dalla facile manutenzione, aveva anche un competitor, la Mini Moke. Seguirono poi dei cloni come la Renault Frog, su meccanica R4… anche se non ebbero il successo della Mehari: l’inglese tendeva ad essere erosa dal tarlo dell’ossido, e visto che erano vetture da bordo spiaggia,  potete immaginare come le inglesi fossero giocattoli destinati a durare giusto un paio di stagioni, mentre la Frog, e lo dice il nome,  era proprio un rospo,  che neanche se baciata da un principe avrebbe migliorato le sue forme, oltretutto col sedile posteriore sistemato in senso contrario rispetto al senso di marcia!

Ma torniamo alla Mehari: motore bilicindrico boxer 600 di cilindrata, iper robusto, con quel cambio a 4 marce con la leva orizzontale che usciva dal motore,  che cambiando marcia sembrava quasi di aprire una porta dalla maniglia impazzita…

Come tetto una tela abbastanza tesa, chiusa con automatici, e parabrezza ribaltabile sul cofano, il tutto per quattro posti comodi a cui si accedeva, oltre che dalle due mini porte, un po’ da tutta la carrozzeria.

I consumi? E chi se li ricorda… la benzina la metteva mia madre, so solo che il costo del carburante dell’epoca era talmente basso che il pieno era d’obbligo.

Strutturata con sospensioni  indipendenti che davano alle ruote delle escursioni da vero fuoristrada (un classico delle piccole Citroen) imponeva uno stile di guida del tipo mare lievemente mosso… sul dritto risultava anche comoda, mentre nelle curve prese un po’ allegramente era quasi come andare di bolina, ma era il suo bello…

Chi sceglieva di entrare in possesso di un’auto come la Mehari aveva il sole dentro  e voleva far capire agli altri automobilisti che se lo sarebbe portato dentro e anche fuori per tutta la vita… Se non ci credete andate a chiederlo a mia madre… Magari all’inizio vi guarderà in modo un po’ strano… ma quando vi sorriderà capirete di che cosa vi sto parlando.

Mehari, la Vie en Rose… e non solo.

 

 

 

 

 

 

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