AUTO STORICHE, IL GOVERNO FA DIETROFRONT?

Sulla querelle legata alle auto storiche qualcuno nel Governo fa finalmente dietrofront. Evidentemente ci si è resi conto della ‘Caporetto’ cui rischia di andare incontro l’Erario qualora passasse il ddl sulla Legge di stabilità portando l’età minima di un’auto o una moto storica da 20 a 30 anni e si sta pensando alle contromisure del caso.

Il deputato del Partito Democratico, Marco Di Stefano, non ci sta e, attraverso delle dichiarazioni raccolte dall’Agenzia Giornalistica Italia nei giorni scorsi, intende dire no alla proposta contenuta nella Legge di stabilità, che prevede di far pagare il bollo auto per intero a quei mezzi storici con meno di 30 anni di età. Queste le sue parole: “Capiamo l’intento del Governo, ma questa operazione rischia di fare un buco nell’acqua: le autovetture che oggi usufruiscono delle agevolazioni sul bollo sono 501mila e non 4 milioni, come riportato erroneamente da qualche organo di informazione, e se si considerano le percentuali delle auto demolite e di quelle che hanno compiuto 30 anni, il numero a scende a 375mila per un incasso molto contenuto per le casse dello Stato, pari circa 56 milioni di euro” dice Di Stefano.

“Un incasso che potrebbe diventare ancora più esiguo, pari a 7,5 milioni, perché in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, il pagamento del bollo auto, come attestano i dati ufficiali, è in picchiata: il rischio è quindi quello di rincorrere entrate minime con il risultato controproducente di incidere negativamente sul lavoro di piccoli riparatori, carrozzieri, distributori di benzina e ricambisti, che vedrebbero ridotti gli introiti derivanti dalle spese di manutenzione sulle auto”.

“La scelta di reintrodurre il bollo – afferma l’esponente del PD –porterebbe anche a un mancato incasso di 12,5 milioni di euro legato al settore del turismo e dei raduni oltre alla perdita del posto di lavoro per gli impiegati dei 270 club storici dell’Asi presenti in tutta Italia”.

“Insomma, si rincorrono entrate per 7,5 milioni mentre le perdite economiche e patrimoniali vanno dai 2 ai 5,7 miliardi, se si considerano anche i 18 milioni di euro che lo Stato incassa ogni due anni per le revisioni di 300mila veicoli: è chiaro – conclude Di Stefano – che la norma prevista nella legge di stabilità va rivista”. Resta da vedere se il Parlamento sarà d’accordo. Il braccio di ferro Asi-Aci storico continua…

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