ADDIO A GIANNI MARIN, MIO GRANDE DIRETTORE

Milano – Ci ha lasciato a 89 anni Gianni Marin, grande giornalista dell’automobile, per problemi ai reni e colpito dal Covid-19 in ospedale. Fondatore di Gente Motori, mi chiamò a lavorare con lui come capo redattore (con Roberto Lanzone come vice direttore, altro collega che ci ha lasciato troppo presto) quando dirigeva Auto più, AutoCapital e Auto in 4×4. Furono anni intensi, eravamo in pochi a riempire tre periodici spaziando dalle auto moderne alle storiche e ai fuoristrada. Pochi giorni dopo la mia assunzione, si presentò alla mia scrivania fumando l’immancabile sigaro toscano stravecchio e mi diede il suo editoriale da correggere: “Mutti, gli dia un’occhiata per favore e cambi quello che c’è da cambiare, quello che secondo lei non va bene”. E se ne tornò nel suo ufficio lasciandosi dietro una nuvola di fumo e buon profumo di toscano. Guardai Lanzone che aveva la sua scrivania accanto alla mia e lui, intuendo la mia espressione fra lo stupito e l’attonito, mi disse: “Non ti devi preoccupare. Lo fa perché sa che può fidarsi di te. Fai il tuo lavoro come al solito e per correttezza fagli vedere le modifiche che hai fatto”. Nel testo scritto con la portatile, c’erano già delle correzioni con l’immancabile inchiostro verde che lui era solito usare. Un giorno con una certa dose di audacia gli chiesi perché caricava la sua stilografica con inchiostro verde. Sorridendo mi rispose: “Caro Mutti, Ferrari usa il viola e sebbene sia un colore che mi piace, non potevo usarlo anche io. Il rosso dà fastidio agli occhi così ho scelto il verde. E tutti capiscono subito, qui dentro, che è un mio appunto”. Aveva delle geniali intuizioni, soprattutto per gli strilli delle copertine e si divertiva a mettere in difficoltà certe Case costruttrici; ricordo che in una prova su strada un grande collaboratore come Stefano Pasini stroncò un modello senza pietà. Memorabile la telefonata del Capo Ufficio Stampa italiano di quella Casa inglese dopo le feroci critiche di quel modello con motore a benzina con turbocompressore: “Siamo distrutti”. Marin accettò l’invito a pranzo del vertice della Casa inglese ma non fece dietro front sulle critiche al modello (che in effetti aveva dei difetti e rimase in produzione e a listino per poco tempo: Pasini ancora una volta aveva colto nel segno, e Marin con lui). Quanto a me, una volta, inviato al Salone di Parigi, mi ritrovai in pieno sciopero dei trasporti pubblici e dovevo andare a prendere l’aereo per Milano. Chiamai Marin e gli chiesi cosa dovevo fare: “Se pensa di aver raccolto abbastanza materiale non si preoccupi, Mutti, rientri: qui abbiamo bisogno di lei per chiudere il numero”. Questo era Gianni Marin, che a chi scrive ha insegnato tantissimo in alcuni anni di lavoro insieme. Addio mio grande Direttore. Che la terra ti sia lieve.

G. M.

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