MENO MALE CHE UN BEL GIORNO ARRIVO’ LA CITROEN 2CV6 CHARLESTON!

La Citroen 2CV è stata una delle auto più amate da chi scrive. Una di quelle auto immortali, come la Mini, la Renault 4 e la Volkswagen Maggiolino. Tutte ancor oggi molto amate e desiderate sebbene siano tutte uscite di produzione da anni.
Io qui vorrei soffermarmi sulla Citroen 2CV e sugli esemplari importati nella Penisola da Citroen Italia. La 2CV lo fu dalla sua apparizione fino al 1968, quando a listino c’era la AZ AM, spartana ma non troppo. L’arrivo della Dyane sul mercato italiano, in due versioni, la base 400 e la “Dyanissima” (poi Dyane 6) 600, indusse la Citroen ad interrompere l’importazione della 2CV, giudicata sin troppo spartana per i gusti della clientela della Penisola.
“Mai decisione si rivelò più errata – scrive l’amico e collega Fulvio Zucco su Ruoteclassiche di giugno 2023 parlando di una versione particolare della 2CV – tanto che nel 1984 la produzione della Dyane si arrestò (per il calo della sua domanda sui principali mercati europei, n.d.r.) mentre la 2CV proseguì sulla sua strada fino al 1990”.
La 2CV sarebbe stata importata nuovamente da noi solo nel 1976, con la Citroen Italia quasi costretta – come si poteva leggere a suo tempo su Quattroruote nella prova su strada – a reimportarla nella versione 2CV4, mentre la Dyane aveva un motore di 600 cc. I “fanatici” che dal 1968 al 1976, praticamente irriducibili, andavano ad acquistarne una in Francia si vedevano rifilare una versione P.O., Pays d’Outremere, in pratica analoga a quelle destinate ai mercati africani, con vari irrobustimenti al telaio e alla carrozzeria e la scelta fra le due versioni, 2CV4 e 2CV6 (tutti optavano per quest’ultima). Ma questa è un’altra storia.
Nel 1976 arrivò da noi la 2CV4, rifinita con una certa cura anche se non ai livelli della Dyane 6 (la Dyane 4 non era più importata, per non creare sovrapposizioni). In pochissimi esemplari arrivò anche la serie speciale Spot, bianca e arancione.
Sempre nel 1976 la Citroen presentò in Francia la 2CV Spécial con motore di 435 cc, versione super spartana: un solo colore, Jaune Cedrat (giallo cedro), tetto apribile dall’esterno, strumentazione semplificata, niente terzo finestrino laterale e all’interno una sola aletta parasole, niente portacenere né luce di cortesia. Essenziale e praticamente improponibile da noi, o quasi. La 2CV6 in Francia divenne Club, meglio rifinita, ma per chissà quale arcano motivo non fu mai importata in Italia… Poi nel 1978, uscita di produzione la 2CV4, la Citroen Italia decise di importare la Spécial, dotandola però del motore di 602 cc. Anche perché nel frattempo aveva ricevuto una gamma colori più ampia e il terzo finestrino laterale. Chi poteva la migliorava facendo montare una seconda aletta parasole con specchietto di cortesia e ordinandola con l’opzione del cofano bagagli più ampio, che incorporava anche il lunotto, trasformandolo in un più pratico portellone. Nel 1979 su tutti i mercati divenne 2CV6 Spécial (e in Francia fu disponibile anche in versione Special E, dotata di frizione centrifuga, per contenere ancor più i già bassi consumi).
La “solitudine” della 2CV6 Spécial sul mercato italiano però durò solo un anno: nel 1980 arrivò, sia pure in serie limitata, la 2CV6 Charleston, bicolore amaranto e nera, con calotte dei fari circolari color bordeaux e con interni pied de poule. Piacque talmente tanto sui principali mercati europei che dal 1981 divenne un modello di serie. Ed era molto più rifinita della Spécial: calotte dei fari cromate, sedili in panno grigio e divisi anteriormente, tetto apribile dall’interno, portacenere, luce di cortesia, strumentazione più ampia (come quella della 2CV4) e volante monorazza identico a quello della Dyane. Finalmente la 2CV6 aveva una dotazione che veniva incontro ai gusti della clientela italiana. Alcune tinte (come la gialla e nera, alla Grande Gatsby) non arrivarono mai da noi, mentre lo fu la versione grigia e nera, insieme a varie serie speciali a tiratura limitata, come Dolly e Transat, tutte su base Spécial. La “storia infinita” della 2CV andrà avanti fino al 1990, prima di cedere il passo alla sua erede, la AX. Ma rimarrà per sempre nel cuore di tanti appassionati.
G. M.

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