QUANDO UN MODELLO CAMBIO’ NOME

La storia dell’automobile è piena di situazioni bizzarre, molte delle quali poco note al grande pubblico. Spesso una Casa fu costretta a modificare il nome di un suo modello a seconda del mercato di destinazione per le ragioni più disparate. In vicende di queste genere furono coinvolte Case “nobili” ma anche prive di sangue blu.
Partiamo dalla Fiat: sui mercati anglosassoni dovette modificare il nome Ritmo in Strada per evitare ricordi con un certo medicinale per le donne… Dopo la seconda guerra mondiale le sportive inglesi SS divennero Jaguar perché quella sigla evocava brutti ricordi legati al nazismo… Ancora la Fiat fu costretta a modificare il nome della sua nuova utilitaria a 5 porte Gingo, nome con cui fu esposta in anteprima al Salone di Ginevra: ma fu ben presto cambiato in Panda (e fu un cambiamento di successo) perché la Renault giudicava quel nome troppo simile a quello della sua Twingo…
Sul mercato americano la Lancia dovrebbe modificare il nome della Beta Montecarlo in Skorpion perché Montecarlo era già depositato dalla Chevrolet. Però va detto che anche la Skorpion ebbe vita breve, tanto che la seconda serie della Beta Montecarlo non venne più esportata negli Stati Uniti…
Uno dei casi più famosi e fortunati fu quello della Porsche con il modello che doveva raccogliere l’eredità della 356: doveva chiamarsi 901 ma la Peugeot fece presente che aveva già depositato tutti i numeri di tre cifre con lo zero in mezzo e così nacque quella che ancor oggi è un’icona assoluta fra le vetture sportive, la 911…
Un altro caso curioso è quello della Mistubishi Pajero che sui mercati di lingua spagnola evocava certi uomini dediti a piaceri solitari: e fu giocoforza proporla come Montero, mentre su quelli anglosassoni fu proposto con il nome Shogun, che significa Samurai in giapponese.
L’Alfa Romeo invece dovette modificare il logo della sua ammiraglia 164 in 168 su alcuni mercati asiatici, dove 164 è un numero che sembra portare sfortuna…
La Volkswagen invece, per l’ultima edizione della sua erede dello storico Maggiolino, quella per intenderci con il motore anteriore, decise una politica commerciale particolare, proponendo nomi diversi a seconda dei mercati di destinazione: Maggiolino in Italia, Coccinelle in Francia, Beetle nei Paesi anglosassoni e Kafer in Germania. Vocho è invece il nome che assunse in Spagna, Sud America e Messico, mentre in Brasile si chiamò “Fusca”. L’idea non era malvagia ma il modello non ebbe il successo sperato e dopo non molto tempo anche lui dovette uscire di produzione.
G. M.

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