LA MERCEDES DI JAMES HUNT

gabrieledi Gabriele Mutti

Nel 1976 James Hunt, dopo un’accanita battaglia con Niki Lauda, aveva conquistato il titolo di campione del mondo (la sua sfida è raccontata nel film Rush). Per festeggiare quel titolo qualche tempo dopo si era regalato una Mercedes-Benz 450 SEL 6.9 con il cambio automatico (l’unico disponibile per quella versione). Corse ancora tre stagioni, due con la McLaren e una con la Wolf, poi deluso da un GP di Montecarlo incolore tentò di slegarsi da quel team per passare alla Ligier. Ma il rifiuto di Walter Wolf a svincolarlo lo indusse ad abbandonare un mondo della Formula 1 in cui non si riconosceva più. Poco dopo divenne commentatore dei Gran Premi per la BBC.

Le sue osservazioni e i commenti durante i Gran Premi erano quelli tipici di uno che conosceva molto bene l’ambiente in cui si stava muovendo: avevano un’autenticità difficile da trovare in quel periodo a livello di media girando per il paddock della Formula 1.

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Una Mercedes-Benz 450 SEL 6.9 (a passo lungo) come quella appartenuta a Hunt.

James Hunt amava così tanto quel modello della Mercedes-Benz che ai bei tempi ne aveva acquistato un altro esemplare che poi però rivendette quando aveva bisogno di soldi, insieme a cerchi e pneumatici dell’altro esemplare. Aveva fatto degli investimenti sbagliati e ne stava pagando le conseguenze. La prima l’aveva acquistata nuova, facendola sbarcare dal traghetto a Stranraer con ancora le targhe provvisorie irlandesi. La 450 SEL 6.9 era stata introdotta nella gamma Mercedes-Benz nel 1975 ma l’esemplare di Hunt era stato prodotto a settembre del 1979 (numero di telaio 7074) in colore marrone scuro (480h il codice della vernice). Ad Hunt quell’auto piaceva moltissimo, anche se la sete insaziabile del suo motore 6.9 avrebbe messo a dura prova le sue finanze. Infatti l’attuale proprietario Neville Imray ha scoperto che a volte Hunt si limitava ad assicurarla per periodi di uno o due mesi al massimo.

Imray ha trovato anche una fattura di 635 sterline per la sostituzione di una portiera posteriore, cosa che indica come Hunt non avesse del tutto abbandonato il soprannome con cui si era fatto conoscere fin dall’inizio nel mondo delle corse, ‘Hunt the shunt’ (Hunt lo schianto)…

Poi all’inizio degli Anni 90 Hunt morì. Accadde nelle prime ore di martedì 15 giugno 1993, all’età di soli 45 anni. Fu subito dopo il GP del Canada, che aveva seguito quella domenica dopo una pedalata in bicicletta fino allo studio della BBC a Londra. Il fatto che Senna fosse soltanto ottavo sulla griglia di partenza lo infastidiva e per lui la gara era finita al sessantatreesimo giro, quando il brasiliano si era ritirato per un problema elettrico. Elogiò la vittoria di Alain Prost (‘Ho visto il vecchio Prost di una volta’) e il tatticismo di Damon Hill, terzo al traguardo: ‘Ha avuto una buona partenza – disse – ed è riuscito a rimanere davanti alle Benetton di Schumacher e Patrese’.

Suo fratello Peter Hunt, che era anche il suo manager, telefonò ai giornalisti per dire che suo fratello aveva subìto nella notte un attacco di cuore che gli era stato fatale. Tutti all’altro capo del filo rimasero senza fiato. Ci fu anche chi pensò di essere stato l’ultimo a parlare con lui…

La vecchia Mercedes finì all’asta da Brooks all’Olympia Hall nel mese di febbraio del 1994: da restaurare e senza pneumatici arrivò a 4615 sterline (con tasse e commissioni). La Mercedes era stata acquistata da Lord John Gould, direttore della società Chariots che noleggiava veicoli per i film. Iniziò poi una notevole opera di restauro, con parecchie parti in metallo che andavano sostituite. Gli interni in velluto lasciarono il posto a quelli in cuoio nero e la carrozzeria fu riverniciata in un marrone metallizzato meno scuro. Alla fine il restauro costò 24mila sterline, di cui novemila in pezzi di ricambio.

L’auto passò attraverso diverse mani dopo John Gould mentre un certo Neville Imray, appassionato di Mercedes, stava inseguendo per tutto questo tempo proprio una 450 SEL 6.9, modello che  mancava alla sua collezione. Lui in realtà cercava semplicemente una 6.9, non proprio quella che era appartenuta a James Hunt. ‘Stavo lavorando in Africa – ricorda – quando mi chiamò un rivenditore di Maidenhead. Eravamo a giugno del 2006 e mi propose di acquistare per 9950 sterline quella macchina. Non era in cattive condizioni e la comperai. Solo allora scoprii che l’aveva posseduta Hunt, che era morto tredici anni prima’.

Aveva percorso solo 92mila miglia (147mila chilometri) e Imray racconta che poco dopo l’acquisto partì la guarnizione della testa sulla bancata di destra: ‘La feci sottoporre subito a una revisione generale della meccanica da uno specialista Mercedes nei pressi di Reading e da allora la utilizzo quotidianamente senza problemi’. A volte serve anche per trasportare i suoi tre nipotini: ‘Nel grande sedile posteriore trovano posto comodamente tutti e tre i loro seggiolini’.

A bordo di questa Mercedes si assapora un bel vissuto, con comode poltrone, morbidi tappetini e una impiallacciatura di legno del cruscotto gradevole alla vista e al tatto. Giriamo la chiave e il motore si avvia silenziosamente e senza vibrazioni. Lo sterzo a circolazione di sfere servoassistito lavora egregiamente a bassa velocità e i pneumatici Goodyear 215/70 R14 hanno fianchi morbidi e compiacenti. Nelle curve il differenziale autobloccante ZF garantisce un’eccellente motricità.

Dopo la morte di James Hunt, una funzione religiosa in sua memoria si svolse nella chiesa di St. James a Piccadilly nel mese di settembre dello stesso anno in cui lui morì. Vi presero parte più di seicento persone e un giornalista inglese era seduto nell’anello superiore della chiesa accanto al direttore di Auto Express, Andrew Bordiss. Sul livello opposto, nell’altra navata, sedeva una fila di donne bionde. Erano tutte assolutamente stupende, col velo nero a coprire il volto e i fazzoletti intrisi di lacrime. Bordiss  diede una gomitata al collega e disse: ‘Pensi che …’ sussurrò. ‘Oh, sì – rispose l’altro – ognuna di loro’.

(Nella foto James Hunt al volante della monoposto Hesketh di Formula 1)

it.wikipedia.org/wiki/James_Hunt

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