HD COME HEAVY DUTY: PERCHE’ MI PIACE L’HARLEY-DAVIDSON

Contagiriblog.com si apre anche alle due ruote con un bel pezzo del mio amico Cristiano Soro dedicato al mito delle Harley-Davidson.

Capita che un giorno una bella ragazza mi dica: “guarda quella Harley lì fuori, sono quelle moto da vecchi ciccioni” aggiungendo subito dopo: “Il mio ragazzo ha l’Honda”.
Definizione tanto colorita quanto pungente, se non fosse che…
Se non fosse che quella parcheggiata lì era la mia Harley, e la sella aveva ancora l’impronta e il calore del mio fondoschiena.
Dopo aver subìto il contraccolpo di un siluro sotto la linea di galleggiamento, e imbarcando acqua mi accingevo ad affondare, il gelo! E credo che la mia smorfia facciale abbia fatto il resto…
Mentre tra me e me pensavo che ciccione non sono, vecchio neanche, e mi mancava però l’essere rimbambito, mi chiedevo dove avessi sbagliato. Non avrò fatto una cavolate nel comprare una moto da “vecchio barile”?
Dopo circa tre minuti di raccoglimento, e ristabiliti gli equilibri cerebrali del caso, ero di nuovo pronto a difendere le mie posizioni e le mie scelte. Peccato che nel frattempo la ragazza ipercritica se n’era già andata, sparita nebulizzata con le sue convinzioni.

Le mie convinzioni – A me invece erano ovviamente rimaste le mie. Che vado ad esporvi brevemente qui di seguito (grazie Gabriele Mutti per l’ospitalità!).
Harley Davidson più che uno storico brand di motociclette è un’icona made in USA Yankee fino al midollo. Il più bell’oggetto con un manubrio e due ruote che avvolgono il famoso bicilindrico a V, più affascinante e cool del pianeta, con due pilastri fusi nel proprio DNA, vale a dire sound e Vibrazioni, moto che sono concepite ancora come quelle che usava mio nonno. Io sono convinto che se chiedete ad un bambino del paese più lontano al mondo di dirvi il nome di una moto lui vi dirà senza esitazioni: Harley-Davidson!
Personalmente io adoro chi porta avanti a oltranza il suo progetto e lo fa in maniera talmente convinta che se ne frega di tutto ciò che ha intorno e questo brand ne è l’esempio per eccellenza.

La Road Glide – Tra le più irrazionali Harley svetta la Road Glide dove HD potrebbe tranquillamente voler dire Heavy Duty: alta resistenza appunto, con la sua carena a bocca da squalo con tanto di quel ferro addosso che ci potrebbero costruire tre BMW, con il suo manubrio preso in prestito dalle corna di un alce adulto così grande che molti pensano che abbia il servosterzo, un serbatoio simile alla testa di un ippopotamo lunga e pesante quanto una Station Wagon.
Più che una moto l’Harley è una filosofia, godersi il viaggio avvolti da ciò che abbiamo intorno sentendone gli odori, con la strada che ti viene incontro a passo da parata magari al trotto, dove ancora riesci a parlare con l’altra metà seduta dietro e sentirne il suo abbraccio.
Una moto geniale, “tattica” e tremendamente sexy, se pensate che il passeggero non ha appigli se non abbracciare i fianchi di chi è davanti a lui, non è più una moto ma due ruote che invitano a stabilire un contatto, e anche stretto se non vuoi perdere il passeggero alla prima accelerata.
Chi guida un’Harley vuole essere superato e mentre gli altri sono tutti in gara lui rallenta fino a stare fuori dal tempo (Caparezza insegna).
Eppure lei è li con i suoi 400 kg di sano ferro, non segue mode, non segue tendenze, non segue nessuno. Va detto che in Harley si sono concessi delle modernità per stare al passo coi tempi e anche con le annose emissioni inquinanti, ma per il resto Harley è sempre lei, fedele alle sue origini. Non solo: più si va avanti più crescono le cilindrate.

Motore di due litri – Se pensate che la nuova CVO (Custom Vehicle Operations) ha realizzato la massima espressione delle elaborazioni direttamente fatte dalla Factory di Milwaukee: con la cilindrata si è saliti fino a fino 121 pollici cubici, che all’anagrafe europea fanno 2000 centimetri cubici. Con un peso in ordine di marcia prossimo ai 400kg, dove nelle manovre da fermo vorreste avere rampini al posto delle scarpe.
E a sentir loro, i progettisti, la nuova carena è stata studiata nella galleria del vento… Per me quel giorno la galleria del vento era guasta o c’era bonaccia totale.
Eppure lei è lì, enorme e imperiosa, pronta a macinare chilometri, con il suo cavaliere al posto di comando: una volta messa la prima e il canto del bicilindrico prende giri con un sound da brivido, lei diventa granitica sull’asfalto, e state pur certi che le prestazioni non sono più importanti, state portando a spasso una maneggevole portaerei. E chi non vi vede state pur certi che vi sente arrivare.
Trovate tutto ciò sbagliato e superfluo? Beh, vi do uno scoop: spero che tanti di voi non la sopportino. Perché stare fuori dal coro e non omologati credo che sia merce rara al giorno d’oggi.
L’Harley con le sue cubature (leggi cilindrate) enormi assolutamente anacronistiche, il “cancello” come lo chiamano gli altri motociclisti, ti fa sentire un pò come andare a passeggio con un Tirannosaurus Rex al guinzaglio: e per fargli fare pipì sotto l’albero scopri che come alza la gamba lo sradica direttamente…

Max Pezzali – Rumorosa da diventare riconoscibilissima tra tutte le sue imitazioni, super “customizzabile”, tanto che credo non esista un’Harley uguale all’altra al mondo… E non a caso un certo Max Pezzali che le ha amate al punto da scegliere la sigla di un modello mitico, 883, per la sua prima band con Mauro Repetto al suo fianco: le ha amate e le ama tuttora, al punto di mettere su insieme ad un amico una concessionaria della Casa di Milwaukee in quel di Pavia. E scusate se è poco…
Questo, Signore e Signori, per spiegarvi che il fascino di queste moto sta proprio lì, in un oggetto tanto inutile quanto bello che lo rende automaticamente necessario. Come dire che il superfluo può a volte diventare indispensabile.
L’Harley è cosi, come corteggiare una bella ragazza decisa che non dà molta confidenza, che sta sulle sue, quasi come a dire che è inutile che ci provi, tanto lei “non te la darà mai”. E non basta di certo staccare l’assegno da oltre 35mila euro per possederla: il suo rispetto devi conquistartelo, devi farle capire che non vuoi portarla solo a fare un giro.
Paurosi astenersi, please – Battute a parte, l’Harley è una moto che devi imparare a guidare, capirne i limiti e soprattutto sapere cosa vuoi da lei. Di sicuro non è per tutti, c’è una schiera di acquirenti Harley che dopo una settimana l’hanno riportata indietro al concessionario perché pesante, inguidabile e poco maneggevole. Molti di quei possessori alle prime rotonde hanno avuto l’ebrezza di tirare via dritti con mezzi infarti e tremore di gambe, di cui si ricordano ancor oggi. Gente che è convinta che “le Harley vadano bene solo se non si deve curvare”.
Ma il punto di vista importante, da non perdere di vista, è un altro: è vero che non va forte, non fa le pieghe, è vero che è immensa e che fare zig zag nel traffico è come far ballare a mia nonna il Rock’n Roll su un tacco 12 e al primo giro diventa un adesivo sul pavimento.
Eppure… cari miei, queste sculture su due ruote resteranno eterne oltre le innovazioni ed oltre le tendenze. E credetemi, non sfigurerebbero in bella mostra nel salotto di casa vostra. E se avete un monolocale? Beh, in quel caso andate a dormire sul balcone. Lei, come l’alano sul divano, è la vera padrona non solo di casa, ma anche del vostro cuore e della vostra mente. Provare per credere.

Cristiano Soro

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