DIVORZI IN FORMULA 1

DIVORZI IN FORMULA 1

Il caso di Alonso che se ne va dalla Ferrari è solo l’ultimo esempio di una serie di clamorosi divorzi che hanno spesso sconvolto il mondo della Formula 1 da quando esiste (correva l’anno 1950) il campionato del mondo di Formula 1. La cosa curiosa è il fatto che molto spesso il teatro di questi addii con rancore è proprio Maranello… Ma andiamo con ordine.

Il primo divorzio clamoroso, che riguardò i tecnici, avvenne alla Ferrari nel 1961, quando alcuni ingegneri, tra cui Carlo Chiti Giotto Bizzarrini, furono licenziati in tronco da Enzo Ferrari per alcuni dissapori con la moglie del ‘Drake’, Laura Garello, che a loro dire aveva reso la vita impossibile nel reparto corse con i suoi continui controlli sul loro lavoro. Buona parte dei tecnici se ne andò all’ATS, un’azienda che ebbe vita effimera sia in Formula 1 che a livello di prodotto. Con loro se ne andarono anche i piloti Phil Hill Giancarlo Baghetti.

Sempre negli Anni 60 la Ferrari fu al centro del divorzio con John Surtees, che se andò sbattendo la porta pochi giorni dopo aver vinto il Gran Premio del Belgio di Formula e aver preso parte alle prove (ma non alla gara) della 24 Ore di Le Mans. Surtees era da tempo accusato dal direttore sportivo Eugenio Dragoni di essere una ‘spia’ degli inglesi. A suo dire avrebbe fornito alla Lola dei particolari tecnici sullo sviluppo del prototipo da corsa 330 P3/P4. Stanco di essere accusato, Surtees passò alla Cooper che montava i motori Maserati.

Nel 1967 fu Lodovico Scarfiotti a lasciare la Ferrari dopo aver visto che la sua vittoria al Gran Premio d’Italia dell’anno precedente non gli aveva spalancato le porte della Formula 1 in modo costante l’anno successivo a Maranello. Fece una gara (Monza) con la Eagle, poi nel 1968 passò alla Cooper-BRM con buoni risultati. Stava per tornare alla Ferrari (c’erano già stati degli accordi in tal senso) quando morì con una Porsche prototipo durante una cronoscalata a Rossfeld.

A fine estate del 1969 Chris Amon se ne andò dalla Ferrari senza neppure concludere la stagione. ‘Con voi ho perso tre anni’ disse facendosi liquidare in sterline (che versò subito alla March diventando uno degli azionisti del nuovo team inglese, oltre che suo pilota). Una scelta infelice, perché la nuova Ferrari 312B che lui aveva provato in anteprima si rivelò vincente e sfiorò il titolo mondiale con Jacky Ickx, mentre la March quell’anno vinse solo un Gran Premio con Jackie Stewart.

E a proposito di Ickx, alla fine del 1968 se ne andò dalla Ferrari per passare alla Brabham, per poi fare ritorno a Maranello nel 1970 e rimanervi fino alla fine del 1973. Intanto nel 1972 Regazzoni se ne era andato dalla Ferrari per passare alla BRM, convinto dal patron Lou Stanley col libretto di assegni alla mano. Tornerà a Maranello nel 1974 portando con sè quel Niki Lauda che dopo aver vinto due titoli mondiali con la ‘rossa’ e averne sfiorato un terzo, perso per un punto contro James Hunt nel 1976, se ne andrà quasi alla fine della stagione 1977 dopo una bella litigata con Enzo Ferrari per passare alla Brabham.

Sempre nel 1973 si consumò il divorzio dalla Ferrari di Arturo Merzario, ‘chiuso’ in Formula 1 da Regazzoni e Lauda e senza prospettive certe fra i prototipi, una categoria che a Maranello stavano per abbandonare per concentrarsi totalmente nelle gare della massima Formula.  Se ne andrà all’Alfa Romeo fra i prototipi e alla Iso-Marlboro in Formula 1.

Nel 1978 Ronnie Peterson stanco di fare da ‘scudiero’ a Mario Andretti alla Lotus, quando si rese conto che anche nel 1979 l’italo-americano avrebbe avuto il ruolo di prima guida nel team di Chapman, firmò per la McLaren, che gli aveva promesso il ruolo di leader. E il divorzio da Chapman non fu indolore, con quest’ultimo che fece di tutto per trattenerlo, invano. Poi alla partenza del GP d’Italia lo svedese fu coinvolto in una carambola che poi gli sarebbe costata la vita.

A fine 1978 James Hunt lasciò la McLaren per passare alla Wolf. Però subito dopo il Gran Premio di Monaco 1979, deluso dalle prestazioni di quella monoposto, tentò di passare alla Ligier. Ma il boss Walter Wolf si oppose e Hunt preferì lasciare il mondo della Formula 1, che secondo lui era diventato ‘al vetriolo’.

Nel 1982 un clamoroso divorzio bloccato dal destino fu quello fra Gilles Villeneuve e la Ferrari. Dopo lo ‘sgarbo’ subito ad Imola da Pironi, che a suo dire gli scippò la vittoria in quel Gran Premio, prima di Zolder Villeneuve affrontò Enzo Ferrari dicendogli che l’anno venturo non ci sarebbe stato posto per tutti e due in squadra: ‘O lui o io’ avrebbe detto al ‘Drake’. In realtà aveva già portato avanti il progetto di un team di Formula 1 che avrebbe avuto il suo nome. Poi, a Zolder, nelle prove del Gran Premio, ebbe l’incidente che gli costò la vita.

L’anno successivo un altro ‘addio con rancore’ fu quello che coinvolse Alain Prost e la Renault. Il team francese perse all’ultima gara la sfida per il titolo mondiale contro la Brabham di Nelson Piquet, quando erano già pronti migliaia di manifesti osannanti il titolo mondiale vinto dalla Renault. Due giorni dopo l’ultima corsa della stagione, il GP del Sudafrica a Kyalami e la conferenza stampa al vetriolo di Prost con la stampa francese nel dopo gara, arrivò dalla Renault l’annuncio del rottura del contratto con il ‘professore’. Che passò alla McLaren.

Nel 1984 si concluse male il rapporto fra Ayrton Senna e la Toleman, che lo aveva fatto esordire in Formula 1. Se ne andò alla Lotus e quando la cosa fu di dominio pubblico, la Toleman non lo fece correre a Monza per punirlo.

Nel 1987 ancora prima che la stagione di Formula 1 avesse inizio, fu l’Alfa Romeo a stracciare dall’oggi al domani il contratto che forniva i propulsori alla Ligier. Alcune dichiarazioni di René Arnoux sull’affidabilità dei motori italiani furono la classica goccia che fece traboccare il vaso (ma c’è anche chi sostiene che la Fiat, proprietaria dell’Alfa Romeo, non aspettasse che la classica scusa per interrompere il rapporto con il team francese). E il patron Guy Ligier fu costretto in fretta e furia a passare ai motori Megatron…

All’inizio del 1991 fu il direttore sportivo Cesare Fiorio ad andarsene dalla Ferrari, dopo essere stato ad un passo dall’ingaggiare Ayrton Senna a Maranello (operazione questa fortemente osteggiata da Alain Prost). Due anni più tardi, alla fine del 1993, sarà lo stesso Senna a lasciare la McLaren sbattendo la porta per passare a quello che riteneva allora il miglior team della Formula 1, la Williams. E Ron Dennis impedì a Senna di provare la Williams fino al 31 dicembre, forte del contratto che aveva in essere, costringendo Senna a sviluppare per tempo la monoposto. Forse anche per questo, l’anno dopo l’inizio della stagione fu disastroso per il brasiliano che arrivò tesissimo ad Imola, il terzo appuntamento della stagione, senza punti iridati contro le due vittorie di Michael Schumacher con la Benetton. Nel terribile e indimenticabile week end imolese la Formula 1 scrisse forse la pagina più nera della sua storia, con le morti di Ratzenberger e Senna stesso…

Come si vede, il mondo della Formula 1 è pieno di clamorosi divorzi. Ci scusiamo se ne abbiamo dimenticato qualcuno: i visitatori di questo sito potranno ovviamente dare il loro contributo al riguardo, sarà ben accetto…

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