CARLO GIORGIO, LA FIGLIA RICORDA

Questa la lettera aperta che Federica, la figlia di Carlo Giorgio, ha inviato al direttore di Autosprint, Alberto Sabbatini, che abbiamo ricevuto in copia e che pubblichiamo volentieri.

Carissimo Direttore,

Le scrivo questa lettera solo oggi poiché volevo attendere qualche giorno per non fare dettare le mie parole dalla rabbia ma dal cuore.
Tra i tanti ricordi che ho di mio padre facendoli scorrere nella mia memoria mi sono accorta che ci sono in tutti o quasi delle cose che si ripetono, ad esempio il rumore assordante, per una bambina, delle macchine da corsa o delle moto poiché abitavamo a 40 metri da Vallelunga, le domeniche passate a guardare i gran premi a casa o altrove poiché ho ritrovato un filmino di papà una domenica al mare in famiglia in un noto ristorante di Fregene con posato sul tavolo un televisorino portatile per non mancare quel puntuale appuntamento del primo pomeriggio, ricordo anche di come la mia casa era un porto di mare sempre aperta a tutti e soprattutto a chiunque avesse un legame da vicino o da lontano con il mondo delle corse, personaggi più che noti che non sto qui ad elencare che amavano e rispettavano mio padre. Ho anche trovato il mio primo compleanno filmato da papà e mi sono per la prima volta resa conto di come la telecamera deviasse il suo obiettivo passando da me al televisore che trasmetteva non so quale corsa. Quel televisore, vede direttore, era posato su di un mobile di legno inglese che papà aveva riportato da non so quale scorribanda, sicuramente accompagnato dai suoi cugini e dalla sua “corriera”. Il mobile era a destra del camino e a sinistra di una libreria con i suoi trofei tra i quali dominava imponente il suo casco di bronzo. Bene: in quel famoso mobile sotto il televisore c’erano tutti gli Autosprint dal 1969, rilegati preziosamente con copertina di pelle blu e sulla costa l’anno delle riviste che vi erano all’interno. Mio padre non è mai stato capace di negarmi nulla: tranne toccare quei famosi tomi.
Domenica 28 settembre mentre preparavo la colazione ai miei tre bambini mi arriva la triste notizia. Sconvolta prendo un aereo il giorno dopo per poi recarmi al funerale il martedì. E proprio martedì mattina mio fratello Alberto prima della cerimonia mi dice di aver comprato varie copie della rivista da Lei diretta poiché vi era un articolo su papà. Le risparmio la descrizione del mio stato d’animo quella mattina. Posso pero’ descriverle il mio stato d’animo in due momenti ben precisi della giornata: il primo è  l’immensa fierezza e gioia che ho avuto quando alcuni amici cari hanno depositato una corona d’alloro con un nastro tricolore sulla bara del loro compagno di avventure. Il secondo è quando, esausta e provata, seguivo il corteo funebre e ho aperto il suo giornale per leggere l’articolo.

Ora arrivo al dunque. Mi perdoni se mi sono persa in dettagli. Il suo giornalista ha fatto una ricostruzione in parte errata sulla vita di Carlo Giorgio poiché le assicuro che il mio papà andava molto fiero di quello che ha fatto. Certo, come ogni sportivo, avrebbe voluto sempre di più, ma non è mai stato un eterno insoddisfatto. Aveva due figli e cinque nipoti che di soddisfazioni gliene davano. Le assicuro, gli ultimi anni della sua vita sono stati descritti con una terribile intrusione nella sua vita privata, dicendo tra l’altro delle falsità insopportabili. Dico questo perché le ragioni del suo stato sono ben altre di quelle descritte e che non riguardano nessuno. Poi le sue giornate le passava a rivivere dei bei momenti con amici veri e si metteva a disposizione di tutti anche tramite Facebook e a guardare i suoi nipoti crescere, non certo a “rimuginare sulle occasioni perse” e ancor meno sui”torti subìti”.

Vede Direttore, mio padre era un uomo complesso ma tra le mille qualità che aveva voglio che lei si ricordi che la prima tra tutte era la discrezione. Ora con l’articolo apparso lo scorso martedì avete fatto prova di non possedere questa qualità peraltro così importante nel vostro mestiere: quando si tratta di parlare di una persona che non c’è più non avete pensato al dolore dalla famiglia, non avete preso il tempo di redigere due righe meno ostili e diffamanti, non avete fatto onore al suo merito. Avete solo provocato rabbia e dolore deludendo, e questo glielo dò per certo, un vostro incondizionato lettore.
Carissimo direttore, le auguro di non trovarsi mai nei miei panni, nei panni di una figlia che legge delle infamità sul proprio padre il giorno del suo funerale. Le auguro di non leggere mai un articolo invasivo e offensivo sui suoi cari.
Le auguro molti successi e di avere ancora dai lettori un decimo di quelli fedeli a quello che era per loro Carlo Giorgio.
Con sincerità Le porgo i miei più cari saluti.
Orgogliosamente figlia di un grande gentiluomo.
Federica Giorgio

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