Facendo il giornalista di automobili, può capitare di essere inviato al Salone di Detroit, come è avvenuto a chi scrive alcuni anni or sono. A gennaio, in pieno inverno, col rischio neve, con il fatto positivo che si stava via cinque giorni di cui due dedicati al Salone americano di automobili più importanti e gli altri a fare il turista per New York. Un’esperienza insolita e per certi versi affascinante, anche se la differenza di fuso orario con l’Italia ti costringeva a lavorare in orari particolari per concordare i servizi e le foto.
Ero ospite di General Motors, che aveva curato tanti aspetti del viaggio, dalla colazione in cima alle Torri Gemelle (quando ci penso mi vengono i brividi) all’escursione in maxi limousine tipicamente americane per cenare in un locale caratteristico in riva all’Hudson, dalla bistecca cucinata perfettamente in un ristorante italiano della Grande Mela al fascino del museo Guggenheim.
Tante piccole attenzioni dovute alla cura con cui l’allora capo ufficio stampa della General Motors Italia, Luca Maria Apollonj Ghetti, tuttora mio grande amico, allestiva queste trasferte tutt’altro che semplici.
In quel viaggio ricordo che risolsi un problema a un giornalista di un quotidiano di Roma, che aveva un computer con dei problemi. Me ne parlò sull’autobus che ci stava portando a visitare la General Electric, un’affiliata della General Motors che si occupava della parte elettronica delle automobili.
“Ma scusa – ricordo che gli dissi – stiamo andando alla General Electric: lì sicuramente sapranno risolvere il tuo problema!”. Lui seguì il mio consiglio, ne parlò con Apollonj Ghetti e una volta entrati nella sede di questa grande azienda sparì per una buona mezz’ora.
Quando ritornò, aveva un sorriso stampato sul volto: “Tutto a posto Gabriele, grazie – mi disse – una bella donna in camice bianco mi ha preso in consegna, mi ha accompagnato in una stanza piena di computer di tutti i tipi, mi ha detto che dovevo dimenticare quello che stavo vedendo e poi mi chiese di mostrarle il mio computer portatile. ‘But it is very old!’ (Ma è molto vecchio!) mi disse guardandolo, poi lo prese e sparì per dieci minuti. Quando tornò mi disse che era a posto, mi fece provare una connessione col giornale a Roma e sentii dall’altra parte il dimafonista che diceva tutto contento: “Ma la sento benissimo, la connessione è perfetta! Cosa è successo?”.
Cose che succedono facendo questo mestiere in giro per il mondo…
(Si ringrazia per la collaborazione Luca Maria Apollonj Ghetti)