MINI: A CONFRONTO LA VECCHIA E LA NUOVA

Si potrebbe pensare che è uno scontro di generazioni: la ‘vecchia’ Mini (quella prodotta da BMC e Innocenti, per intenderci) e la nuova ‘made by BMW’. Abbiamo messo a confronto l’auto che ha dato il via a un vero e proprio fenomeno negli anni Sessanta, la leggendaria Mini originale e la sua erede di oggi, una Mini One.

Concepita a metà degli anni Cinquanta in piena crisi di Suez con penuria di carburante, la Mini fu la risposta di British Motor Company alla domanda di una piccola auto a prezzi accessibili. Ed oltre mezzo secolo più tardi l’abbiamo confrontata con la Mini One di oggi.

Lo stile esterno

Nonostante la ovvia differenza nelle dimensioni, che salta all’occhio immediatamente, c’è ancora un chiaro cenno alla Mini originale nel design delle ultime auto ed entrambi i modelli trasudano molto in termini di fascino. Con il suo innovativo layout di trazione anteriore con il motore trasversale per risparmiare spazio, la Mini ha cambiato completamente il modo in cui il mondo aveva a che fare con auto di piccole dimensioni. Proposta inizialmente come Austin Seven e Morris Mini Minor, con griglie anteriori e loghi e scritte diversi colpiva per la semplicità della progettazione, pur essendo ricca di soluzioni innovative.

Con i suoi punti di saldatura bene in vista e le porte con cerniere esterne, tetto arrotondato e parabrezza bombato, la Mini è diventata subito un icona del suo tempo. La Mini di oggi, oltre alle maggiori dimensioni, ha il plus del portellone, oltre ai fari e alle portiere più grandi (e senza cerniere in vista). La vecchia Mini anche se aveva un bagagliaio piccolo veniva offerta anche con un portatarga posteriore incernierato in alto in modo da poter viaggiare anche con il cofano bagagli aperto e la targa comunque sempre in vista (nelle vignette di Russell Brookbank dell’epoca questo aspetto veniva evidenziato in modo particolarmente ironico e divertente).

Gli interni

Nella nuova Mini un richiamo alla progenitrice c’è nel grande strumento circolare posto al centro del cruscotto, che ricorda il monostrumento della prima Mini situato nella stessa posizione. Un tocco retrò che non guasta assolutamente, anzi.

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Alec Issigonis, il suo geniale progettista, accanto alla prima Mini prodotta, a sinistra, e a una versione De Luxe.

Nella Mini del 1960 non erano previsti né le cinture di sicurezza né la radio, neppure come optional e la porta si apriva dall’interno tirando una cordicella. Persino il riscaldamento era optional, anche se la versione De Luxe aveva i tappetini, il portacenere e i finestrini laterali posteriori apribili a compasso anziché fissi.

Eppure, con la zona passeggeri pari al 60 per cento della lunghezza della vettura, quattro adulti stavano comodi. I sedili anteriori si possono reclinare in avanti con facilità, e sono posizionati in modo da fornire spazio sufficiente per le gambe di chi siede dietro, grazie anche al piantone dello sterzo in posizione verticale. Le prime serie della Mini Anni 60 avevano i finestrini laterali anteriori scorrevoli, consentendo di ricavare pratiche tasche portacarte nelle portiere.

La praticità

Con le sue ruote piccole, da 10 pollici, riducendo al minimo l’ingombro dei passaruota nell’abitacolo e grazie alla disposizione del motore trasversale e alla trazione anteriore lo spazio a disposizione di guidatore e passeggeri nell’abitacolo era semplicemente qualcosa di rivoluzionario per l’epoca in cui fu prodotta questa auto. Anche il bagagliaio era ben concepito, lasciando spazio per la ruota di scorta e la batteria.

La Mini di oggi, con un bagagliaio della capacità di 211 litri, rende questo modello competitivo con le city car rivali sotto questo aspetto. Decisamente elevato rispetto all’antenata il livello del comfort, mentre le esigenze della sicurezza con i vari air bag frontali e laterali hanno imposto qualche rinuncia in termini di spazio interno rispetto alla progenitrice.

La guida

Al di là dell’estetica originale e innovativa per l’epoca, la Mini originale era anche divertente da guidare e lo è ancor oggi. Basta premere il pulsante di avviamento al pavimento e gli 848 cc del suo motore a quattro cilindri prendono vita. La frizione deve essere rilasciata delicatamente grazie al suo basso punto di innesco, mentre la lunga leva del cambio va maneggiata con precisione.

L’acceleratore a fune ha una risposta positiva, ma sotto il cofano ci sono solo 34 cavalli. Tuttavia, dato che la vettura pesa solo 585 kg (è quasi 500 kg più leggera rispetto alla Mini One di oggi) l’auto non è fiacca quanto a prestazioni.

In movimento, a 50 come a 120 km/h il motore si sente. Però la tenuta di strada è notevole, lo sterzo senza servoassistenza è preciso e anche se nelle curve strette prese allegramente si possono sentire le gomme fischiare, la vecchia Mini è sempre estremamente agile. I freni a tamburo fanno il loro lavoro in modo più che decoroso, e la Mini si difende bene rispetto a molte sue rivali dell’epoca.

Mettendosi al volante della Mini nata oltre mezzo secolo dopo si notano gli enormi passi in avanti fatti in termini di raffinatezza, maneggevolezza, aderenza, frenata e prestazioni. Il motore a tre cilindri della Mini One è incredibilmente morbido, mentre i cerchi da 16 pollici danno a questa versione entry-level della Mini una migliore facilità di guida rispetto alle versioni Cooper e Cooper S. Come in tutte le Mini moderne, la One è dotata di un livello di sicurezza attiva e passiva semplicemente inimmaginabile alla fine degli anni Cinquanta quando la Mini originale venne sviluppata.

Un’icona contro una grande auto moderna

Guidare due Mini separate fra loro da più di 50 anni è un esercizio interessante. Chiaramente, confrontare le auto povenienti da due epoche così diverse è difficile, ma la genialità della Mini One di oggi riesce a racchiudere in sè in parte il fascino, il piacere di guida e l’appeal dell’originale in una due volumi moderna, ben costruita e sicura.

 

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