C’ERA UNA VOLTA LA CANNONBALL RACE

di Cristiano Soro

IMG-20150302-WA0005Vi è mai capitato di conoscere casualmente una persona, parlarci qualche minuto e ridarvi un appuntamento a centinaia di km di distanza,  per un determinato giorno ad una precisa ora  in un determinato posto e provare quel sottile intenso piacere di rincontrare una persona che quasi non conoscete. Avete mai sentito parlare della Cannonball Race?

Cosa c’entra tutto con la Cannonball Race? A dire il vero non lo so,  ma direi che c’entra,  c’entra e poi mi piaceva l’attacco.

Si tratta della leggendaria corsa automobilistica  totalmente illegale che impegnava facoltosi driver da una costa all’altra degli States (nella foto la partenza di un’edizione del 2000).

Alla fine si contava il tempo,  si festeggiava in segreto chi arrivava primo, alcuni giornali ne riportavano gesta,  uomini e auto

Era una gara di protesta, al pari del proibizionismo i piloti reagivano anziche distillando e sorseggiando alcool,  sfrecciando a tutta birra eludendo i restrittivi limiti di velocità e seminando le pattuglie della polizia con vere e proprie supercar ma anche con apparentemente normali vetture pesantemente elaborate, guidando per ore ed ore con uniche soste per i rifornimenti e a volte per bisogni fisiologici.

Le persone che partecipavano a questa gara clandestina spesso non si conoscevano tra di loro,  ma tramite un tam tam,  un linguaggio quasi in codice riservato a pochi… si davano un appuntamento da lì a qualche mese, spesso nel cuore della notte o alle prime luci dell’alba.

Spesso facevano trapelare false informazioni fornendo false partenze da città e in date totalmente inventate, per depistare la polizia che abboccava convogliando miriadi di pattuglie sparse per gli Stati Uniti in posti assolutamente falsi,  mentre decine di auto rombanti si davano lo “start” in bui garage, beffando ed eludendo i controllori.

Su questa splendida gara si sono scritti articoli, libri, e girati film rendendola ancora più “magica” (memorabile “Il bandito e la Madama” con Burt Reynolds).

E proprio la ” magia” e il comune denominatore che spingeva questi equipaggi di donne e uomini uniti da una comune passione oltre che da una sana dose di follia.

Ma la vera essenza, quella che ora qualcuno chiamerebbe la “mission” non era arrivare per primo, ma bensì eludere le regole, la routine, avere un obbiettivo da raggiungere in una quasi totale scarsità di informazioni. Incontrare equipaggi con i quali innescare competizione sì, ma soprattutto complicità.

Sapere che tanti appassionati  segretamente aspettavano notizie, i dettagli più incredibili sulla corsa più pazza d’merica scatenava ulteriori scariche adrenaliniche nei partecipanti.

Con questo? Dove vogliamo arrivare?

Cosa voglio dirvi?

Semplice, date sfogo alle vostre passioni, quali esse siano,

Suggerirvi di partecipare ad una corsa semiclandestina, sarebbe quasi istigazione a delinquere, ma invece… consigliarvi di seguire un amico o un’amica che vi dice (non che vi chiede) di mettere le cose essenziali in  uno zaino perché una sera verrà a prendervi.

Al pari di uno chef non vi proporrò il mio menu’, ma vi indicherò gli ingredienti,

La formula segreta, quella che darà gusto al piatto dovrete crearla voi.

Questo è quello che faremo noi: sparire, magari  di venerdì  notte, magari dirigerci a sud e caricare il nostro mezzo su un traghetto e perché no, varcare un confine, vivere  due, tre giorni intensi

Per poi riapparire ancora con il salmastro addosso, salutare gli altri equipaggi e ritornare al nostro lavoro.

Quindi ricapitoliamo, non importa che lo facciate con una vecchia Panda, un Maggiolino o una bella blasonata a quattro ruote, l’importante è che siate voi e che vi sentiate vivi.

Dimenticavo, ad un determinato posto di un determinato giorno a quella precisa ora… a me è già capitato.

La Cannonball  la vinceva chi arrivava per primo,  ma era l’unica corsa che rendeva primi tutti quelli che “arrivavano” o meglio che passavano le maglie di polizia e posti di blocco. Non c’era classifica non c’era un ordine di arrivo, non c’erano sponsor a cui dover render conto.

Così voi,  non sarete mai secondi.

Quesito: le regole sono fatte per essere infrante, o e meglio rispettarle?

Io ho già la risposta… Ora datevela voi.

 

 

 

 

 

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