ADDIO ALLA DODGE CHALLENGER

Riceviamo dal collaboratore Cristiano Soro e volentieri pubblichiamo.

Dodge Challenger: Body Language

Piccola doverosa premessa: sono nuovamente ospite del mio grande amico giornalista Gabriele Mutti e confesso che se le auto avessero un’anima, è questo il posto dove lo trovereste raccontato.

Ok si parte. Allacciare le cinture o lasciar suonare quel fastidioso cicalino… beh, stavolta amici miei sceglietelo voi,

Avete mai incrociato uno scambio di sguardi con una donna o un uomo che vi pareva impossibile ma al temo stesso magnetico, che in modo latente arrossiva i vostri pensieri scatenando barili di chimica adrenalina?

C’è chi sostiene che siano sette i secondi necessari a stabilire quel contatto visivo. Una sequenza di microsegnali trasmessi inconsciamente dal linguaggio del corpo. Quei messaggi più o meno involontari che noi percepiamo esprimendo attrazione, piacere, disagio o addirittura fastidio.

È proprio lui, quello che rapportato al mondo delle auto negli USA chiamano “Body Language”, quello che volontariamente alcuni Brand creano, dando vita a oggetti di sano “iron” made in USA , usando il linguaggio del corpo per trasmettere forza carattere e soprattutto emozioni, e tutto in dosi massicce. Oggetti che ami, che odi, ma che di sicuro non lasciano indifferenti.

Oggi la piu bella, la piu sexy tra loro è lei, la Dodge challenger, ma non solo, sul gradino più alto del podio è li con il suo “Wide Body” quei fianchi maledetramente sexy e quelle prese d aria sul cofano che immediatamente ti riportano alle sinuose curve della più sexy delle creature femminili… e qui giuro che a me di secondi ne son bastati tre.

Una GT in pieno stile Anni 80 con quattro posti comodi e un baule da Station Wagon con un motore dalla cubatura da “Motoscafo”, ruote da camion e sound da cacciabombardiere al decollo. Eppure questo mix di curve e sproporzioni di questa splendida femmina con polmoni a 8 cilindri e carrozzeria da mal di testa, è destinata inesorabilmente all’oblio… eh sì signori miei, la scure di Greta Thumberg si è abbattuta anche su uno dei più iconici e rumorosi e dirompenti brand di auto made in USA come Dodge.
L’ultima serie delle leggendarie Dodge Challenger prende il nome di Last Call, l’ultima chiamata appunto, forte di un motore grande quanto un monolocale con 800 CV residenti all’interno dell’Hemi da 6.2 litri con una sfilza di 8 cilindi in pura tradizione americana, con un cambio ad otto rapporti rigorosamente automatico e paddle al volante. Con un impianto frenante che frena davvero e con un gruppo sospensioni che non bada solo al dritto, ne fanno un mix diabolico che crea dipendenza.

La sua dipartita è stata fissata per il dicembre 2023… in favore del futuro… o meglio di un orribile presente, fatto sempre di apparenti sinuose GT che al posto del grossi motoroni americani hanno km di cavi, ingombranti batterie, magneti e kw, totalmente silenziose e che a comando possono generare il “Sound” campionato degli 8 cilindri con altoparlanti sparsi un po ovunque collegati al mangianastri (non scandalizzatevi per favore, lo ha fatto anche la Fiat con la Abarth 500 elettrica simulando il rumore del motore a benzina).
Un po come se dovessi corteggiare una bella donna, una grande gnocca che mi dà sempre ragione, scoprendo sul più bello che che è di gomma, bellissima ma di silicone e pure alimentata con le duracell. Non so se ho reso l’idea…
Battute a parte, lo sgomento ci assale. Un mondo fatto di silenzio o di rumori clonati mi fa tristezza…
Last Call è quasi un inno alla resistenza, quasi a non voler arrendersi al presente già tra noi.
Non so voi, ma a me le bambole di gomma non sono mai piaciute e tantomeno…
La nostra tribù e fatta di verità e al grido di Noise’s Freedom… accaparratevi una delle ultime vere rumorose Challenger Last Call.
E date retta a me… scorrazzate il lungo e in largo facendo tanto rumore, tutto quel rumore che per me sarà solo un dolce suono sexy.

Cristiano Soro

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