TRUMP PRESIDENTE, NOVITA’ PER L’AUTOMOTIVE

Sul sito di Quattroruote di oggi:

Donald Trump è il 45° presidente degli Stati Uniti. Con una vittoria a sorpresa, il tycoon ha sbaragliato Hillary Clinton, data per vincente in tutti i sondaggi e crollata ora dopo ora in molti degli Stati in bilico, tra cui la Florida e – verso la fine della conta – anche il Michigan, patria dell’automotive incline a dare il voto ai democratici (Barack Obamavinse entrambe le volte). Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha già chiesto una “collaborazione” con l’opposizione, invocando l’unione del Paese e il superamento delle divisioni, ma ora si apre inevitabilmente una fase nuova che interesserà anche l’industria Usa delle quattro ruote, in grado di dare lavoro a quasi un milione di persone (più di due se si contano anche i concessionari).

Il Messico. La Borsa di Tokyo e quelle europee sono già in picchiata (Wall Street deve ancora aprire, ma si prevede un esordio in rosso). Trump si insedierà il prossimo 20 gennaio: il programma dei primi cento giorni, illustrato lo scorso 22 ottobre, prevede di “restituire all’America la sua grandezza”, con un’azione politica di protezionismo a vantaggio dell’economia e la revisione degli accordi internazionali (il Nafta, sul libero scambio nordamericano, e le intese con la Cina). In particolare, per tutelare la manifattura interna, il neo presidente intende tassare le auto importate dal Messico (si parla di un 35%), mecca produttiva per numerosi costruttori tra cui il Gruppo Volkswagen, BMW, Daimler, Toyota e le americane GM e Ford, con la quale lo stesso Trump ha avuto un duro scontro proprio sul fronte della delocalizzazione. Nel giorno delle elezioni, il peso messicano è già crollato del 12%, con un tonfo mai visto in otto anni. La revisione degli accordi internazionali potrebbe complicare anche l’export, molto importante per i costruttori Usa: il Paese, infatti, vende all’estero oltre due milioni di veicoli all’anno, in aumento del 27% rispetto al 2008.

Più energie fossili. Il programma repubblicano prevede anche l’eliminazione delle restrizioni sulla produzione di energie fossili: su questo fronte, Trump vuole rilanciare il progetto dell’oleodotto Keystone XL, già bloccato da Obama. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, il progetto è di tagliare i finanziamenti promessi all’Onu. Infine, sul fronte economico il miliardario intende rilanciare le sinergie pubblico-private, creare nuovi posti di lavoro (25 milioni in dieci anni) e agevolare gli investimenti sulle infrastrutture (sono previsti mille miliardi di dollari entro il 2025).

Via l’Epa. Un altro obiettivo che riguarda inevitabilmente l’automotive è lo smantellamento dell’Environmental protection agency, l’agenzia governativa per la protezione dell’ambiente che ha scoperchiato il dieselgate Volkswagen, dotata di un budget annuale di circa 590 miliardi di dollari. Più volte, il repubblicano ha espresso il desiderio di “liberarsi” dell’ente “in quasi tutte le sue forme: lasceremo solo dei piccoli pezzi”, ha spiegato Trump a marzo, intenzionato a utilizzare i risparmi per finanziare il programma di taglio delle tasse a favore delle aziende.

L’hi-tech e il green di Obama. Trump erediterà anche gli investimenti lanciati da Obama sul fronte delle nuove tecnologie come la guida autonoma (4 miliardi di dollari per numerosi progetti pilota da implementare in dieci anni) e il potenziamento dell’infrastruttura di ricarica elettrica (altri 4,5 miliardi). A questo si aggiungono anche le nuove regole federali sulle auto-robot: su questi importanti lasciti, tuttavia, il neo presidente non ha ancora indicato una strada precisa.

(si ringrazia www.quattroruote.it per la collaborazione)

(Foto accanto al titolo tratta dal Washington Post)

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