AUTO STORICHE, IBRIDE ED ELETTRICHE VIVRANNO INSIEME?

L’argomento che vogliamo proporre è chiarire la distinzione tra un veicolo di interesse storico ed un veicolo soltanto vecchio oggetto degli incentivi alla rottamazione per passare ad un veicolo ibrido/elettrico.

Da europeisti convinti, per noi la definizione più appropriata per un veicolo di interesse storico è quella descritta dalla FIVA (Federazione Internazionale dei Veicoli d’Epoca), definizione ritenuta punto di riferimento anche per l’Associazione Amatori Veicoli Storici (A.A.V.S  www.aavs.it), che è la seconda Associazione in Italia federata FIVA. Ricordiamo che la FIVA è la massima e autorevole organizzazione di diritto del motorismo storico rappresentante 71 Paesi nel mondo.

Nel 2014, il Parlamento europeo ha adottato la direttiva 2014/45/UE sui controlli tecnici periodici per veicoli a motore. Tra le altre cose, la direttiva include la prima definizione di veicolo storico eguale in tutta Europa. 

La direttiva riporta la seguente definizione:

è considerato “veicolo di interesse storico” ogni veicolo registrato da uno Stato membro o da un suo organo delegato che soddisfi a tutte le condizioni seguenti:

  sia stato fabbricato o registrato per la prima volta almeno 30 anni fa

— non sia più in produzione, tale specifico modello, ai sensi del diritto nazionale o dell’Unione

  sia storicamente conservato e mantenuto nel suo stato originale e non abbia subito modifiche sostanziali nelle caratteristiche tecniche dei suoi principali componenti.

 

Se ne deduce che, per essere di interesse storico, basta una datazione: 30 anni. Non si richiede una certificazione o iscrizione ad un Registro, Associazione o Club. 

Vediamo di seguito qual è in Italia la definizione di Veicolo di Interesse Storico.

 QUADRO NORMATIVO NAZIONALE

Occorre evidenziare che, nel quadro normativo attualmente vigente in Italia, non esiste ancora una definizione specifica di “Veicolo Storico”. Difatti nell’art. 60 del Decreto legislativo 30/04/1992 n. 285 (Nuovo Codice della Strada), al comma 1 si ascrivono alla categoria dei “Veicoli con caratteristiche atipiche” “i motoveicoli e gli autoveicoli d’epoca, nonché i motoveicoli e gli autoveicoli di interesse storico e collezionistico”.

Il successivo c. 2 specifica che “rientrano nella categoria dei veicoli d’epoca i motoveicoli e gli autoveicoli cancellati dal P.R.A. perché destinati alla loro conservazione in musei o locali pubblici e privati”; poi

il c. 4 specifica che “rientrano nella categoria dei motoveicoli e autoveicoli di interesse storico e collezionistico tutti quelli di cui risulti l’iscrizione in uno dei seguenti registri: ASI, Storico Lancia, Italiano FIAT, Italiano Alfa Romeo, FMI.

Esiste, pertanto, una peculiare e sostanziale differenza, anche in termini giuridici, tra i veicoli rientranti e quelli non rientranti nella fattispecie di cui all’art. 60 del Nuovo Codice della Strada.

Pertanto, e per esclusione, sono quindi da intendere quali Veicoli Storici tutti quei mezzi a propulsione meccanica costruiti da almeno 30 anni, rientranti nelle categorie comuni di ciclomotori, motoveicoli ed autoveicoli di cui agli artt. 52, 53 e 54 del N.C.d.S., ma non rientranti nella categoria dei cosiddetti “Veicoli con caratteristiche atipiche” individuati agli artt.59 e 60 del C. d. S. e specificatamente definiti come “Veicoli d’epoca” e ”Veicoli di interesse storico e collezionistico” ai cc. 2 e 4. 

  Si evince di conseguenza che la definizione comunemente utilizzata  di Auto e Moto d’epoca risulta inappropriata per i veicoli circolanti e va  riferita unicamente ai veicoli delle collezioni museali o privi di documenti. In secondo luogo, si stabilisce invece che, per l’attribuzione ad auto e moto della qualifica di “interesse storico e collezionistico”, queste debbano risultare iscritte ad uno dei Registri sopra menzionati.  Quindi in Italia, oltre che al riferimento temporale dei 30 anni, unico paese in Europa, si stabilisce che un veicolo, per risultare di interesse storico, necessita come ulteriore requisito dell’ iscrizione agli specifici Registri citati.  

In pratica siamo in piena situazione di monopolio a favore dei Registri riconosciuti dal C.d.S. 

E questa situazione si verifica anche nella fattispecie delle certificazioni al fine di valutare il grado di originalità ed il livello di conservazione/restauro di un veicolo ai fini dell’attribuzione di un certificato omologativo di originalità.  Anche in questa ipotesi la libertà di poter scegliere da chi farsi certificare dovrebbe estendersi ed aprirsi agli operatori ed Associazioni, che hanno manifestato le capacità per tali attività.  

Ad aggravare la situazione di confusione tra passione e convenienza economica si aggiunge la questione della tassa di proprietà e della assicurazione; infatti, negli ultimi 20 anni lo stuolo dei cosiddetti “bollaroli”, interessati solo ai risparmi su bollo e assicurazione, ha rovinato l’immagine dei veri appassionati facendo aumentare il numero delle vetture che di interesse storico hanno ben poco, sia per le condizioni di conservazione sia per l’utilizzo nell’uso quotidiano. 

Tutto nasce nel 2000. Il legislatore nel fissare il termine dei 30 anni per il riconoscimento di storicità aveva sancito che tutti i veicoli ultratrentennali, esclusi quelli adibiti ad uso professionale, venissero esentati dal pagamento della tassa di possesso in virtù della Legge 21/11/2000 n.342. (Esenzione automatica e non subordinata ad autorizzazioni da parte di enti od iscrizioni presso alcun registro.)  La tassa di proprietà veniva così sostituita da una tassa forfettaria (variabile da Regione a Regione), con un BOLLO AUTO ANNUALE di circolazione, da versare alla Regione con scadenza al 31 dicembre e da pagarsi prima di mettere la vettura in circolazione. Fin qui tutto bene. Il legislatore, però, “commise l’errore”, non tanto di estendere questa possibilità alle vetture tra i 20 ed i 29 anni, ma di incaricare associazioni private, che, ogni anno, “con propria determinazione” avrebbero dovuto redigere una lista chiusa dei veicoli meritevoli di questa agevolazione. Mentre FMI, per le motociclette, redasse questa lista, per le vetture l’ASI dichiarò che, qualsiasi vettura venisse iscritta nei propri registri, sarebbe stata riconosciuta ai fini delle agevolazioni. 

A distanza di 20 anni ci rendiamo conto che questa mancanza di selezione ha portato ai provvedimenti, a partire dal 2015, contro i troppi veicoli “vecchi”, usurati ed ancora spesso in uso quotidiano in circolazione. 

 I veicoli di interesse storico sono la nostra storia e la testimonianza del tempo, sia che siano opere d’arte dei migliori Carrozzieri oppure umili mezzi di locomozione. Non è una questione di mero valore economico, ma  a prescindere dai concorsi d’eleganza, quando incrociamo per strada un’auto storica nei suoi colori e nell’allestimento originale, ben tenuta e funzionante, essa si fa apprezzare comunque come testimone della sua epoca e della sua provenienza.

 Tornando a noi, questa storia è una delle situazioni tutta italiana che ha confuso il valore di Auto di Interesse Storico con quello di Auto Vecchia.

Parlando delle assicurazioni, anche qui, vale la pena di fare alcune precisazioni. A questo proposito, lo Stato per le Storiche non è mai intervenuto. Quindi le polizze agevolate fanno parte di un libero mercato, fatto di opportunità, convenienze, agevolazioni concordate tra le compagnie e le associazioni e club. Vogliamo comunque ricordare che le agevolazioni, specialmente alcuni anni fa, vennero messe in forse a causa di incidenti artefatti, causati dai “soliti ignoti” titolari di tariffa agevolata per le storiche.  

Questa lunga disquisizione per dire che non vi è competizione alcuna tra le vetture di interesse storico e le nuove ibride/elettriche. Non riteniamo che i proprietari di “vere storiche” le faranno radiare per avere gli incentivi. Però probabilmente vetture tra i 20 ed i 29 anni, non certo in condizioni da raduno, con bassi valori commerciali e alti chilometraggi, saranno le papabili candidate alla rottamazione.  Pensare, come nel 2000, di voler salvare tutto è stato un errore. Oggi sempre più è d’obbligo salvare la qualità, l’originalità, i buoni restauri, ma soprattutto quella libertà di circolazione per le storiche, che è stata, ed è tutt’ora, una battaglia di civiltà per alcune associazioni, come la AAVS, e che, purtroppo, ha visto molto spesso del “fuoco amico” utile soltanto agli interessi particolari di qualche associazione. 

Il sogno di oggi è che nei nostri garage, possano convivere l’ibrida/elettrica con una o più storiche, la familiare o il suv con lo spider o la berlina del nonno. L’importante è farle circolare TUTTE!

Carlo Carugati

Franzoni Auto Divisione Classic 

Nella foto tre auto che nessuno vorrebbe mai radiare.

www.franzoniauto.com/divisioneclassic    

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